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E’ da sempre che penso che Francesco sia proprio un bel nome.
E’ un bel nome per un adulto ed è un bel nome per un bambino. Già, un bambino.
Sto pensando a Francesco Nisticò.

Non è da molto che ho conosciuto la sua storia, è rimbalzata sui social network con incredibile velocità è vero, ma il mio uso parsimonioso di questi strumenti l’ha inizialmente svista. Non voglio spiegare qui i particolari della vicenda, sarei ripetitivo, leggeteli qui sui giornali tipo NewsBiella o laStampa.

Grazie agli amici ho conosciuto poi il gruppo “W il Francy” su facebook, ho letto gli articoli sui giornali locali e come sempre accade quando si parla di bambini, mi si è stretto il cuore.
Quando si parla di bambini è inevitabile, capiterà anche a te che stai leggendo. Sì perché quasi la totalità dei lettori di questo post, è probabilmente un genitore, ha un figlio o una figlia, magari della stessa età di Francesco e tenderà sicuramente ad immedesimarsi nei genitori del piccolo e penserà: …e se fosse successo a mio figlio?
Già. …e se …

A questo pensiero è inevitabile sentirsi partecipe di una parte del dolore, dello spavento, della disperazione di un genitore quando ascolta una diagnosi come quella fatta a Francesco.
Certo, per noi che leggiamo, è una passeggiata in confronto. Non voglio nemmeno immedesimarmi troppo in quei genitori, provo dolore solo tentando, figuriamoci se ci riuscissi, sarebbe distruttivo. E non va bene.
Però ci pensi e ci ripensi. Diventa un chiodo fisso, non riesci più a concentrarti come prima su quello che stavi facendo, ti senti impotente e vorresti fare qualcosa per quel bambino che non conoscevi ma che in un’istante è diventato un figlio. Vorresti fare qualcosa per quei genitori nei quali non vuoi immedesimarti ma che, un pochino, lo fai lo stesso, che non conosci ma che senti vicino. Ma cosa puoi fare?
Saranno già aiutati dai loro amici, saranno incasinatissimi a seguire il piccolo, la logistica degli spostamenti, l’alloggio temporaneo… e sicuramente qualche strano adempimento burocratico che in questi casi non manca mai. Tantissimi amici di famiglia e amici di amici staranno facendo a gara per poterli aiutare in qualche modo. E’ sicuramente così.
Quindi… che posso fare? In fondo non li conosco, li sento vicini e distanti allo stesso tempo, mi sento lontano dalle loro preoccupazioni, poi mi sento quasi in colpa per aver provato questo. Poi mi sento un cretino.

Leggo nei post, negli articoli sul giornale e sui Social che c’è un IBAN (IT20F0306967684510325943444) a cui poter fare una donazione. Servono sempre soldi ma quando parli di salute ne servono, purtroppo, di più. Leggevo poi che i soldi non utilizzati verranno donati all’ospedale pediatrico Meyer. Leggevo anche che a quest’ospedale le donazioni, purtroppo, servono. Sul “purtroppo” si aprirebbe una finestra sulla sanità, sugli scandali, sulla pubblica amministrazione, sugli sprechi, politica, politici e così via… lasciamo stare.
Penso dunque che fare una donazione, sia l’unica strada percorribile.
Ma sì, in fondo non conosco nessuno di questa famiglia, non posso aiutarli in altro modo. E poi sono certo che Francesco guarirà, e che guarirà in fretta.
Bene dunque, decido per una donazione, oggigiorno con la banche online, posso far tutto direttamente da qui. Non devo muovermi… devo solo aprire la pagina della banca. E’ molto semplice. E’ per una buona causa. E’ per Francesco. E’ per un papà e una mamma, quindi è anche per noi. Tu che stai leggendo puoi fare la stessa cosa.
Incredibile, non l’ho ancora fatta e già però mi sento un pelo più sollevato… in questo modo posso dare un piccolo contributo, e serve lo so.
Se dopo una mazzata simile hai pure problemi di soldi… serve serve!

Ma non è l’unico caso che ultimamente mi ha toccato. Conoscete la storia di Beatrice? Una bellissima bimba nata a giugno 2009, affetta da una malattia sconosciuta… è di Torino, i genitori hanno fatto un servizio in televisione quest’inverno e così ho iniziato a seguire la loro pagina. La malattia che l’ha immobilizzata è l’unico caso al mondo.
Ok, aspettate… forse non avete capito bene, fermatevi un secondo a riflettere. Unico caso al mondo. Vostra figlia potrebbe essere affetta da una malattia che non ha nessun bambino sulla terra. Non ci riuscirete… ad immedesimarvi intendo. Non ci riuscirete.

Riporto una parte di ciò che è scritto nella sua pagina facebook, il resto spero vogliate andare a leggerlo direttamente su Il mondo di Bea:

“Beatrice è una bimba di tre anni e mezzo affetta da una malattia sconosciuta allo scheletro. Dall’età di due mesi tutte le sue articolazioni hanno cominciato inspiegabilmente a calcificarsi portando così il suo corpo ad irrigidirsi velocemente. Ad oggi la nostra bimba non può più muoversi, è imprigionata in un’ “armatura”, le sue articolazioni. La cosa terribile è che questo male non si ferma mai,… è progressivo e gli innumerevoli specialisti e ospedali non hanno saputo dirci di cosa si tratta, essendo questo l’unico caso al mondo. Intanto il nostro angelo cresce neurologicamente adeguato o forse superiore ai bambini della sua età. Per nostra fortuna la piccola è amatissima, ma purtroppo cure o terapie non ci sono, lei necessita di cure e strumenti adeguati e soprattutto di un ambiente che le consenta di vivere dignitosamente, nonostante non possa nè muoversi nè sedersi. Vive come una piccola statua di marmo, ma come ogni bimba vive di pensieri, emozioni e desideri, nonostante sia costretta a crescere in questa prigione che è la sua malattia. “

Seguo questo gruppo da un po’. Gente forte, che ci insegna a vivere. A noi che ci lamentiamo in continuazione…
E’ già stata fondata una vera e propria onlus e attraverso questa si potranno fare donazioni. Anche qui serviranno molti soldi: “Unico caso al mondo“… ne serviranno parecchi!

Insomma, oggi mi ha preso così. Avevo voglia di scrivere qualcosa di Francesco e Beatrice, per dir loro che li conosciamo e che, anche se non siamo loro vicini fisicamente, li pensiamo.
I figli sono di tutti, dobbiamo essere genitori di tutti i bambini, e per i bambini in difficoltà, di più. Abbiamo dentro quel senso di protezione e di aiuto che ci permette nella quotidianità di avere mille occhi e mille attenzioni per i nostri figli, dobbiamo averli anche per i bambini non nostri.

Sono felice di essere iscritto su facebook e di aver letto queste storie. Più che altro sono felice quando questi strumenti vengono usati per questi fini e non sempre e solo per minchiate. Io ci credo in questi strumenti, ci credo nella comunicazione. Questa è la vera forza dei social network. Mi piacerebbe che tutti gli scettici provassero a usare questi strumenti e “imparassero” ad usarli correttamente.

Oggi l’ultimo post della mamma che ho letto diceva che Francesco, dopo essere stato operato dall’equipe medica di Firenze con successo, ha passato una notte meno agitata della precedente, e che si stava riposando. Beatrice inizierà tra poco nuovi esami e nuovi viaggi alla scoperta della sua malattia.

Vi siamo vicini.
Genitori. Sempre.